24.03.11
MISTER PARKINSON 11 + NIEDDUKEPIGHE Cap. 3°
Ora lo so quasi con certezza: Nieddukepighe è una storia sbagliata. Lo so perché nemmeno una sola voce si è finora levata a commentare i primi due capitoli immessi nel mio Blog, da parte dei miei circa 800 lettori (tra cui 4 americani e persino 2 cinesi, ma dimmi tu!), per commentare o dire qualcosa. Ora so perché i miei editori nicchiano, sorridono, ridacchiano o non rispondono alle mie sollecitazioni per avere risposte relative alle richieste di pubblicazione. C’è poco da fare: quando una storia non va, non va e basta. Hai voglia di applicarti, di correggere, rileggere, togliere, aggiungere... Niente da fare: Boreddu Marrapiccu di Buddusò, detto Nieddukepighe, non funziona come personaggio e la storia è fuori tempo massimo. Pazienza. Io ci ho provato.
Comunque, almeno un capitolo per puntata ve lo rifilerò ugualmente. Per dispetto.
Tuttavia, non era di Nieddukepighe che volevo parlarvi oggi, ma solo di Mister Parkinson... No, non è successo niente di nuovo tra me e lui. Il fatto è che ho avuto la pessima idea, per sfizio o per egocentrismo, di cliccare su Google l’espressione “Mister Parkinson”, scoprendo immediatamente che tale denominazione esiste già da un mucchio di anni. Lo usava ance il buon Bruno Lauzi, il grande cantante genovese, scomparso per sempre nel 2006 proprio a causa di un Mister Parkinson stonato e senza scrupoli, che se lo portò via, forse a causa di una sua
LETTERA APERTA A MISTER PARKINSON, in cui diceva:
Egregio Signore,
non è con piacere che le scrivo questa lettera, ma d’altra parte avrei dovuto parlarle a quattr’occhi, affrontarla di persona, sopportare quel suo subdolo modo di fare che è quanto c’è di peggio per far perdere la pazienza anche ad un santo, figuriamoci a me.
Le scrivo, come può notare, col computer, perché la mia calligrafia s’è fatta illeggibile e così minuscola che i miei collaboratori devono usare la lente d’ingrandimento per riuscire a decifrarla…
Il resto di questa lettera scanzonata, struggente e aggressiva potrete leggerlo in uno dei tanti siti intitolati a Mister Parkinson, appunto, di cui non potrò mai richiedere (né mai l’avrei richiesto) il copy right..
E allora parliamo del mio Mister Parkinson. Diciamo innanzi tutto che non sta malaccio, grazie. Ultimamente è stato nuovamente con me dal mio neurologo, il quale ha stabilito un certo grado di stabilità, appunto, nei nostri rapporti. Così anche questa volta non mi ha aumentato la dose di Ropinirolo. E questo mi ha in parte tranquillizzato, tanto da indurmi a riprendere in mano la mia vecchia attività di commediografo, per mettere giù una nuova biografia romanzata di Esopo, il più grande favolista di tutti tempi, collegandola, in appendice, ad un mio vecchio testo teatrale per il Teatro Stabile per la Gioventù “La Botte e il Cilindro” di Sassari. Ci sto lavorando ormai da un mesetto, soprattutto da quando che ho capito che con Mister Parkinson posso anche non andarci d’accordo, ma non devo farmi condizionare dalla sua presenza continua, anche se ancora abbastanza discreta. Tanto per darvi un’idea di che cosa si tratta, inserisco l’incipt della commedia, che si muove su diversi piani (e strapiombi):
Il Lupo e l’Agnello (Storia d’una morte obbligata)
ESOPO
Questa è la storia rimata
di una morte obbligata,
che può essere raccontata,
declamata,
canticchiata,
fischiettata
e persino recitata.
Chi è più cupo
farà il Lupo.
Chi è più bello
farà l'Agnello.
Chi viene dopo,
per combinazione,
sarà l'Esopo
della situazione.
Esopo:
Un giorno d'estate di grande calura,
un lupo e un agnello,
spinti dalla sete e dall'arsura,
scesero a bere ad uno stesso ruscello.
Lupo:
<<Glu, glu, gluuu... Non ce la facevo più!
Mamma mia, che sete che avevo
Uuuuh! Ma come scende giù, ma quant'è fresca!
Erano mesi che non ne bevevo.
Oh, com' è buona l'acqua di sorgente!>>
Agnello:
<<Beeeh! Effettivamente...>>
Lupo:
<<E dopo questa sorsata, non mi faccio un bel pranzetto?
Che so: due coscette di pollo, un bel capretto,
un'insalata mista di tacchino,un montone grande e bello,
uno spezzattino di vitello…uno stufato di agnellino...>>
(Il resto potrete godervelo a Teatro, perché “Il Lupo e l’Agnello” è già in produzione da ben...16 anni)
L’unico problema, durante questa attività di scrittura, è stato quello di provare un grosso fastidio alla schiena e alle gambe tutte le volte che, dopo almeno un’oretta, mi alzavo dalla mia poltroncina da computer, forse proprio perché troppo comoda. Così sono passato alle maniere dure. Niente più poltroncina rossa e morbida con spalliera pieghevole, ma invece una dura sedia da cucina, con sedile di intrecciate e spalliera durissima. Ora, quando mi alzo, ho il sedere appiattito, ma la schiena regge molto di più. Grazie anche alla mia chiclet.
A questo puto della giornata, mio figlio Bruno mi ha rifilato i miei due nipotini, Marco e Sara, che tra un poco mi scipperanno il computer. Meglio così! Non sarò tentato dall’idea di ritornare su Google a trovare altri Mister e Missis Parkinson...
Prima di lasciarvi al terzo capitolo di Nieddkepighe, mi preme sottoporvi ad alcune domande, come prova un po’ complessa della vostra fedeltà a questo Blog.
DOMANDE::
Chi saranno mai i due cinesi che, secondo i dati statistici, seguono il mio blog?
Mi leggeranno direttamente in italiano, oppure si faranno tradurre il Blog in cinese dal computer?
E se il computer non capisce il cinese, come faranno a riderci su?
E mentre ridono, si divertiranno alla cinese oppure tradurranno in sassarese?
E se non ridono, mi devo preoccupare o no?
E Mister Parkinson conosce anche lui il cinese? Speriamo di no, perché mi dispiacerebbe perdere due fedeli amici così carini.
Comunque, Buona prosecuzione di lettura
Nieddukepighe – Cap. 3
Capitolo 3
“Il paradiso può attendere”
(Metro Goldwyn Majer)
I
Notte di stelle
Alla luna dolente e malaitta mancava un solo uno spicchio, quella notte, per essere piena. E un po’ ci soffriva, perché quell’angolo non ancora nato, quasi un aborto di luna, lasciava uno spazio morto alle stelle lontane, che non volevano saperne di sparire nel buio, com’era loro destino. Anzi, moltiplicarono il loro laido scintillio, mentre si sforzavano di rallegrare la cordigliera rugosa, da dinosauro addormentato, dell’isola di Tavolara, ad est della città di Olbia. In particolare cercavano di illuminare quell’angolo di spiaggia sassosa, ai piedi della montagna, dove il corpo della guardia forestale a tempo determinato Bachisio Ischirriolu da Arbatax, col vizio segreto dell’incendio doloso, giaceva immobile, piantonato a distanza da due carabinieri e assistito da sua moglie, la bella Mariantonia Cuggiolu da Azzanidò, detta Mintonia, ormai vedova inconsolabile, che si lamentava piano, con un lento dondolio del capo coperto da uno scialle:
<<Maridummeu istimadu,
chi ses mortu in mare...
Ohi, Bakis, maridu amadu,
chie mi podet consolare?>> Ma Bakis non era ancora morto del tutto. Qualcosa lo teneva in vita: forse quella nenia triste della sua Mintonia tanto amata (<<Ahi, Mintonia, Mintoniedda amada!>>... Oppure una fiammella, una scintilla, un barlume di desiderio, una orza mala, una volontà feroce di non mollare, di essere ancora presente... O forse l’intenso profumo della salsedine mescolata all’aspro odore notturno del lentisco... O ancora il richiamo lontano degli ultimi gabbiani che si attardavano come corvi bianchi sulla scogliera, e le altre voci sommesse della notte. Voci che raccontavano di straordinarie avventure, di magiche notti azzurre, di eroiche imprese mai compiute dai tempi di Piola e Meazza ... Finché la sua forte fibra vitale ebbe un primo sussulto di felicità e subito cedette di schianto.
Nello stesso, identico istante, le molecole di Boreddu Marrapiccu da Buddusò, noto Nieddukepighe, riattraversarono a ritroso lo spazio siderale alla velocità della luce e si trapiantarono nel corpo di Bachisio Ischirriolu, non ancora completamente irrigidito e bagnato fradicio.
Neanche il tempo di assestarsi un poco e di rendersi conto di dove si trovasse, che l’urlo della folla radiofonica accompagnò la voce dell’annunciatore che diceva:
<<Goool, goool, goool! Bellissimo goal di Tardelli, che corre ora a centro campo come un invasato, urlando tutta la sua gioia !... Due a zero per l’Italia contro la Germania>>.
<<Tardelli?! Ma ittegazzu di mondiale è questo? Quella era un’altra Germania!>> si lamentò Boreddu, sempre più confuso.
Solo allora si rese conto che il maxicomputer celeste del settore M.R.S. viaggiava con 24 anni di ritardo e che la sua prima reincarnazione stava ricominciando dai Mondiali del 1982, in Spagna, allo stadio Bernabeu di Madrid.
Ma anche qui, procediamo con ordine e alla moviola.
II
Classica, normale o con trapianto
Michelanghelu Gabriel, il Traghettatore addetto al settore M.R.S. (Metempsicosi Regione Sardegna), era diafano e quasi infantile, ma molto bello nel suo tenue rossore da amorino rinascimentale ermafrodito, avvolto nella trasparenza da vetro doccia della sua veste candida.
<<Il Kama-cosa?>> domandò all’arrivo di Boreddu.
<<Ahem... Volevo dire il Karma>> rispose Boreddu in un sussurro pieno di scuse.
<<Ah, ecco!... Come la desidera: classica, normale o con trapianto?>>
<<Che cosa, scusi?>>.
<<La reincarnazione del suo nuovo Karma>>.
<<Ah, quella cosa lì! Beh, ma che differenza c’è?>>
<<Che quella classica non la facciamo più dai tempi di Gandhi>>.
<<Come mai?>>
<<Questioni di natura etica, oltre che igienico-sanitarie. La reincarnazione classica, infatti, si basava sul principio di casualità ed era una vera e propria rinascita, con incredibile perdita di tempo e d’identità, assolutamente priva di memoria e dunque del tutto inutile. Inoltre, veniva somministrata praticamente a cani e a porci. Sapesse quante degne persone in metempsicosi classica hanno dovuto subire l’umiliazione di rinascere sottoforma di scarafaggi o topi di fogna...>>.
<<Credo d’averne conosciuti parecchie... E la reincarnazione normale?>>
<<Ce l’ha l’impegnativa?>>
Boreddu entrò in paranoia da panico:
<<Beh, no... non c’è stato il tempo>>.
<<E allora non resta che il trapianto sperimentale, quasi volontario>>.
<<Perché quasi volontario?>>
<<La reincarnazione tramite trapianto, eseguita secondo tecniche molto avanzate, consente di trasferire la propria mente, unitamente al bagaglio esperienziale del soggetto, in un corpo già formato, il cui proprietario sia ovviamente appena defunto>>.
<<Molto interessante. Ma posso scegliere?>>
<<Il suo nome, prego>>.
<<Marrapiccu Boreddu di Buddusò>>.
Il computer angelico del settore Metempsicosi Regione Sardegna era un “PC Angel” targato Tiscali S.r.l., a trecento miliardi di megabytes e duecento bilioni di Ram di memoria, fornito di un maxischermo che occupava un intero settore del firmamento, con un effetto-stelle decisamente suggestivo, anche se un po’ démode.
<<Dunque, vediamo... “Maccioccu... Madau... Madrau... Malemortu... Manuniedda... Mariolu... Marrapiccu: eccolo qua! Cognome: “Marrapiccu”. Nome: “Boreddu”, coniugato con: “Margherita Muntone”, di anni 41, senza prole>>
<<Purtroppo Margherita è siccarza: sterile, mi’! Lo ha detto il suo ginecologo proprio l’altro ieri>>, precisò Boreddu con un pizzico di malinconia.
<<Verificheremo, signor Marrapiccu... Soprannome: “Nieddukepighe”: nero di cuore e scuro di pelle>>.
<<Così mi chiamava la madre superiora del Collegio>> borbottò Boreddu, e Gabriel proseguì impassibile:
<<Anni: 46. Causa del trapasso: “Fulmine a ciel sereno in soggetto con sindrome da antenna spostata”. Modulo metemspicotico: “Reincarnazione con reminiscenza resipiscente”>>.
<<Che cosa significa?>>
<<Che Qualcuno ha già scelto per lei>>.
<<Ma perché?>>
<<Vuole proprio saperlo? Perché lei è un vero manigoldo, caro signor Marrapiccu! Lei è un ladro, un dinamitardo, un venditore di morte>>.
<<Eh, che esagerazione! Per due o tre bombe a mano, un paio di mitra e una decina di chili di esplosivo... Si fa in fretta a dire venditore di morte!>>.
<<Veramente qui risulta che le armi da lei vendute, in venticinque anni di attività, corrispondono all’incirca a quello di un piccolo arsenale militare, che le ha consentito un tenore di vita molto alto... Ma non è questo il punto. La vera sostanza è che questa sua attività criminale ha prodotto: decine di attentati a istituzioni pubbliche - municipi, caserme, eccetera -, otto assalti a furgoni postali, cinque rapine in banca, quindici schioppettate mortali, da dietro altrettanti muretti di campagna, e centinaia di incendi dolosi>>.
<<Ah, è per questo, allora: per gli incendi dolosi!>>
<<Vedo che continua a non voler capire, signor Boreddu, noto Nieddukepighe... Lasci allora che le spieghi che, nonostante l’aspetto di persona per bene e rispettosa delle leggi, lei, in sostanza, è il vero prototipo del gran figlio di puttana>>.
<<Oh, beh, se incominciamo ad offendere, allora...>>
<<Ma è la verità! E’ scritto tutto qui, nella sua scheda informativa. Legga anche lei... Paternità: “Meticcia”. Maternità: “Mallena Marrapiccu da Buddusò, di professione meretrice”. Inoltre abbiamo qui un esauriente “Curriculum vitae”. Vuole ascoltarlo?>>
<<Posso rifiutare?>>
<<Assolutamente no!>>
<<E allora ascoltiamo>>.
<<Nato al di fuori del matrimonio, fu amorevolmente allattato dalla suddetta Mallena per tre giorni interi; dopo di che il soggetto fu affidato alle cure del brefotrofio delle buone suore Poverelle del Santissimo Cuore Immacolato della Madre del Bambin Gesù della città di Sassari, detto il Collegio, da cui egli cercò di scappare per raggiungere la madre, praticamente non appena riuscì a muovere i primi passi...>>.
<<Lo chiamano “imprinting”, lo fanno anche le paperelle, che vanno sempre alla ricerca della mamma... Ma per me era solo il bisogno di succhiare del buon latte materno al posto della brodaglia che mi obbligavano a ingullire le “buone” suore. Poi diventò una necessità esistenziale, e ogni anno che passava, imparavo a conoscere meglio la strada per Buddusò>>.
<<Controlleremo, e se è davvero così, provvederemo quanto prima a inserire la correzione... Comunque, per ragioni di sicurezza, il giovanissimo Boreddu fu infine espulso definitivamente dall’Istituto per un apocalittico incendio doloso da lui stesso provocato nel maggio del 1975>>.
E’ straordinario come i piccoli incidenti dei primi anni della vita di un uomo riescano ad incidere profondamente nel suo destino. Era stato infatti un incidente. Ne aveva parlato persino il quotidiano La Nuova Sardegna
Distrutto mezzo Collegio
da un incendio accidentale
Un banalissimo incidente su cui si era equivocato più del dovuto, segnando profondamente il cammino futuro di Boreddu, che si portò dietro per sempre la triste fama di incendiario, oltre che di dinamitardo. Era in sostanza accaduto che quando il giovane Boreddu aveva scoperto casualmente che il Visconte Donato delle Camelie, grande sponsor del Collegio e assiduo frequentatore dello stesso (forse perché cottu che biddisò, innamorato cotto della madre superiora), non poteva essere suo padre come aveva sempre segretamente sognato, egli, soprafatto da un raptus distruttivo, aveva dato fuoco ai suoi quattordici pupazzi di pezza, ciascuno dei quali aveva avuto in dono, in quattordici Natali diversi, dal suddetto Visconte; il fuoco si era poi fatalmente esteso alla brandina e poi all’intera camerata e a tutto il resto.
Ma mai incendio fu più giusto e fatale di quello! Perché le “buone” suore, stanche di quell’adolescente inquieto e ormai anche pericoloso, lo impacchettarono alla meglio e lo rispedirono per sempre a Buddusò, da sua madre Mallena. Che lo abbracciò con trasporto, lo sfamò per tre giorni e poi lo spedì a lavorare nelle cave di granito, tra massi giganteschi da tagliare, polveri micidiali da inghiottire e... tonnellate di dinamite e di tritolo da maneggiare.
Il maxicomputer stellare aveva intanto incominciato a inviare bagliori violetti verso un punto indefinito del firmamento e a declamare con voce metallica:
<<Trapianto disponibile per Marrapiccu Boreddu... Trapianto disponibile per Marrapiccu Boreddu...>>.
<<Lei è davvero fortunato, signor Marrapiccu. Vediamo che cosa le ha riservato il suo destino... Luogo di destinazione: Isola di Tavolara, a Nord Est della Sardegna>>.
<<Cavolo, che culo!>>
<<Come ha detto, scusi?>>.
<<No, niente, niente! Dicevo che conosco molto bene quella zona. Da ragazzo ci trascorrevo tutte le mie estati, su quella costa: Porto San Paolo, San Teodoro, Budoni, quando ancora il turismo di massa non l’aveva scoperta...>>
<<Sì, sappiamo tutto di lei>>.
L’onda dei ricordi lo travolse a tradimento, come se i neuroni si fossero messi d’accordo per affollarsi tutti insieme nell’angolo della memoria, trascurando tutto il resto. E Boreddu si scoprì a raccontare:
<<Io partivo in pullman da Buddusò verso San Teodoro ogni fine settimana, con tre panini e tre fette di salame, da far bastare per tutto l’weekend. Poi si andava in spiaggia, alla “Cinta”, per tuffarci nell’acqua limpida e distenderci al sole... Che strano: non ricordo più la sua faccia!>>
<<La faccia di chi, mi scusi?>>
<<Di quel ragazzo lungo e secco, quel mio amico di Arbatax che veniva a San Teodoro apposta per giocare con me. Lui aveva almeno quattro anni più di me, ma aveva una faccia da ragazzino e nessuno notava la differenza... Ma perché, poi, mi viene in mente proprio adesso?>>
<<E’ l’effetto “resipiscenza incorporea”: i suoi neuroni, completamente liberati dalla prigione della scatola cranica, possono ora ricordare a ruota libera>>.
Il PC Angel annunciò ancora:
<<Nome del donatore: Bachisio Ischirriolu da Arbatax, di professione guardia forestale>>.
<<Bakis Ischirriolu?! Ma certo! Era lui, il ragazzo lungo e magro del Settantanove! Questo significa che è morto anche lui e che io dovrei prendere il suo posto?>>
<<Naturalmente... Il suo posto, la sua casa, la sua mogliettina...>>.
<<Mintonia ...>>
<<Mariantonia Cuggiolu di Azzanidò: quella bella ragazza dell’estate del Settantanove>>.
<<Sì, per essere carina, era carina. Ma ne ho conosciute di migliori>>.
<<Non ne dubito, però a quell’epoca...>>
<<A diciannove anni...>>
<<Con il primo costume scollato....>>.
<<E che cosce!>>
<<Però Mintonia preferiva il suo amico Bakis: il compagno lungo e magro e di qualche anno più vecchio di lei...>>.
<<Già! L’ho odiato molto, per questo>>.
<<Il che, però, non le impedì di continuare ad essere il suo maggior fornitore di micce per gli incendi... Ma, mi dica: come mai questa passione di Bakis per i fuochi? Era un piromane?>>
<<No, era un forestale precario. Lui veniva a San Teodoro a lavorare contro gli incendi, perché in Ogliastra c’erano più forestali che alberi da bruciare... Sa come vanno queste cose, no? Niente incendio e niente assunzione per l’antincendio!>>
<<Capisco. Comunque, il tempo è scaduto, signor Marrapiccu. E’ ora di prendere il posto del suo vecchio amico>>.
<<Ma posso sapere almeno com’è morto il mio amico Bakis? Non l’ho più incontrato proprio da quell’anno>> si lamentò Boreddu.
<<Causa ufficiale della morte: Tuffo a volo d’angelo da scogliera di cinquanta metri>>.
<<Tuffo dalla scogliera? Ma se Bakis non sapeva nemmeno nuotare>>.
<<Causa reale: Suicidio per conto terzi...>>.
<<Vuol dire che l’hanno suicidato? Ma perché?>>
<<In effetti, c’è qualcosa di anomalo in tutta questa faccenda... Anzi, visto che c’è, una volta entrato nei panni del suo amico, le dispiacerebbe osservare attentamente ciò che accade attorno a lei? Che so: facce strane, voci basse, sogghigni sinistri...>>
<<Ho capito: mi state rimandando laggiù per fare la spia!>>.
<<Ma no, che ha capito? A noi basta che lei ascolti soltanto, non che riferisca. Vede, signor Marrapiccu, dal momento del suo trapasso abbiamo subito capito che la sua è una mente superassorbente assolutamente fuori dalla norma, capace di autotrapiantarsi addirittura nei ricordi di un gatto...>>.
<<E’ vero! Per un paio di secondi ho avvertito nel cervello non solo il dolore del gatto Andreotti, ma anche quello di tutti gli altri gatti del mondo che morivano con me in quel preciso momento, urlandomi nel cervello la loro disperata voglia di vivere>>.
<<E’ esatto. Le sue cellule cerebrali a “specchio”, situate nel lobo frontale, sono capaci di immagazzinare, durante il trapianto, non soltanto le emozioni del suo ospite, ma anche le sue esperienze più remote e inconsce... Per questa ragione le sto chiedendo di osservare attorno a lei ciò che accade e nient’altro. Poi penserà il nostro P.C.Angel a registrare il tutto attraverso la sua memoria superassorbente e a collocare nel settore più adatto l’anima del suo amico incendiario, togliendolo dal Limbo. Ma lei non deve preoccuparsi per il dopo, perché se non accadranno fatti nuovi, lei potrà rivivere nei panni del suo ex amico e consolarsi con Mintonia...>>
<<Ma io adesso amo la mia Margherita, anche se, purtroppo, non può darmi un figlio, perché è sterile!>>
<<Non c’è più tempo, signor Marrapiccu...>>.
<<E poi Mintonia era una persona strana... Ci parlava sempre di suo padre che era stato un bandito, un latitante, e di sua madre che un giorno ricevette il corpo di suo marito completamente squartato come un maiale, e allora lei lo lavò da capo a piedi con l’annaffiatoio, cantando attitidos di vendetta e sciacquandogli il cuore con acqua di sorgente, per non sporcare il cuscino della bara. Roba da film splatter per spettatori sfigati, insomma!>>
<<Tempo scaduto! Buona reincarnazione!>>
<<Bang!>>