mercoledì 21 settembre 2011

22 settembre 2011

Mr PARKINSON = Mr. VERITA’

Mi è arrivata una mail di mio figlio Bruno intitolata: “Lo sai che non sei un ballista?”.
In allegato c’era un articolo dei Corriere della Sera on line del 21 settembre 2011, di Cesare Peccarisi, intitolato:

Chi soffre di Parkinson non sa mentire

Secondo i ricercatori giapponesi, coloro che ne sono affetti sarebbero lavoratori seri e inflessibili



- Uno studio dell’università giapponese di Tohoku pubblicato su BRAIN ha fornito la prima prova neurobiologica del fatto che chi è affetto da morbo di Parkinson è incapace di mentire confermando le osservazioni psicologiche raccolte nell’ultimo secolo secondo cui questa malattia si associa a una personalità da gran lavoratore, serio, inflessibile e di elevata rettitudine morale.
Nei primi del ‘900 il neurologo americano Carl Camp li descrive come stakanovisti che si portano il lavoro a letto, rigidi e privi di vizi, che non conoscono né alcol, né caffè, né fumo.

Non cito quest’articolo  per vantarmi, ma avevo anch’io il sospetto che la mia personalità avesse subito un notevole cambiamento, all’incirca un anno fa,  quando il mio neurologo mi confidò ne suo studio: <<Caro Signor Enna, ho il piacere d’informarla che Lei è diventato uno stakanovista giapponese, di elevata rettitudine morale: nel senso che, avendo assunto il morbo di Parkinson, ha di fatto assunto anche il ruolo di lavoratore integerrimo e infaticabile, di quelli, cioè, che si portano il lavoro a letto, bevono acqua gasata e non fumano.. Gradisce un caffè?>>. <<Sì, grazie, con poco zucchero>>. <<Sbagliato! I giapponesi parkinsoniani non bevono caffè! E soprattutto non dicono bugie>>. Aveva capito che a me il caffè piace con molto zucchero! Così sono passato al decaffeinato, ma solo quando vado da lui.
Devo anche confessare che l’idea di portarmi il computer a letto un po’ mi spaventa, soprattutto perché ho un vecchio schermo che pesa mezzo quintale e Iole non lo sopporterebbe tra i due guanciali. Soprattutto ora che ha appena subito una pesante operazione all’aorta (ma di questo parleremo un’altra volta).

Il FUMO - Molti studi hanno confermato(...) un’associazione negativa fra fumo e malattia: da essi è scaturita la leggenda metropolitana che il fumo previene la malattia di Parkinson, mentre si tratta di una caratteristica della personalità premorbosa di questi pazienti. Come non è vero che il fumo previene il parkinson, ma solo che chi fuma ha una personalità che tendenzialmente non si associa alla malattia, questo non significa che questo tipo di personalità predisponga al parkinson.
In effetti anch’io smisi di fumare circa trent’anni fa, ma siccome nessuno mi aveva parlato di leggende metropolitane che favorivano il Parkinson, mi trovai benissimo... Fino a quando, dopo circa un trentennio di caramelle alla menta e di un buon respiro, ecco arrivare il Mister: melenso, profumato di visco e senza nemmeno un vizietto da presentare nella buona società. E il guaio è che anche a fumare la pipa, ormai non ci guadagni più niente, se non “una personalità che tendenzialmente non si associa alla malattia”, e cioè bugiarda, viziosa e dormigliona a letto.


I POSITRONI: Usando una particolare PET (tomografia a emissione di positroni F-18) i ricercatori hanno scoperto che la malattia priva la corteccia cerebrale prefrontale di questi pazienti delle funzioni esecutive in cui risiederebbero i meccanismi che consentono di dire bugie. La loro estrema onestà deriverebbe dal ridotto metabolismo...


Ora il discorso si fa sempre più credibile, soprattutto in relazione al metabolismo ridotto di noi parkinsoniani, tanto da apparire particolarmente utile  anche in ambito amministrativo e politico, da assumere come esempio. E’ chiaro infatti che è proprio l’utilizzo di positroni F-18, opportunamente inseriti nelle schede elettorali, che consente ai parkinsoniani giapponesi (adeguatamente privati della corteccia cerebrale prefrontale, il che li renderebbe così tanto anemici) di poter contare in una classe politica “seria, inflessibile e di una elevata rettitudine morale”. Mentre da noi, com’è ormai noto, proprio in assenza di positroni adeguati, da inserire nel curriculum politico della cosiddetta classe dirigente,  prevale un modello neutronico di vita sociale e politica “a tempo perso”, consentendo  in tal modo un modello di sopravvivenza politica piena di balle e di belle gnocche.

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