lunedì 18 aprile 2011

MISTER PARKINSON 13 - Il Mantra

MISTER PARKINSON 13 – Il Mantra (Libera-mente, please)

Come al solito siamo in ritardo, sia io che Mister Parkinson. Me ne scuso personalmente, anche a nome del Mister, che in verità se ne infischia completamente, convinto com’è che è sempre colpa del’alter ego, e cioè del sottoscritto. Il fatto è che più passa il tempo e più il Ropinirolo, che ingoiamo a dosi massicce per tre volte al dì, ci fa venire il sonno anche durante il giorno. Soprattutto quando guardiamo la Tv.
La volta scorsa, come qualcuno ricorderà, ho parlato del mio Draghetto in soffitta e dei miei rapporti infantili con Pietrino, il fratello minore della prima generazione, “proprietario” della soffitta stessa. In proposito, mi ha scritto mia nipote Stefania, la figlia più piccola di Pietrino, che vive e lavora a  Tarcento, nell’udinese.  Mi ha raccontato di quando suo padre, il grande motociclista, portò in sella, una volta, zia Francesca, anziana sorella di mia madre. Ma ecco come  la racconta Stefania:
<<Pare che una domenica papà dovette dare un passaggio a zia Francesca per accompagnarla in campagna, lei si sedette sulla lambretta (credo di ricordare questa come moto), ma non a cavalcioni come si fa oggi, ma di lato. Nonna disse che papà correva come un matto, senza badare alle buche che c'erano nelle strade sterrate di campagna; quando arrivò a destinazione, invitò la zia a scendere, ma la zia era scesa molto tempo prima e senza chiederlo. Papà tornò indietro e trovò zia Francesca ancora "seduta" per terra in mezzo alla strada di campagna, tutta impolverata. Questa storia nonna ce la raccontò di nascosto di zia Francesca, quando io e Grazia rimanemmo una settimana a dormire da lei perché mamma era partita a Lourdes>>.
Grazie, Stefania. Un abbraccio da parte mia e di Iole anche a Lorenzo.

Non so se qualcuno l’ha notato, ma questa è la puntata numero 13, che a quanto pare è un numero ambiguo: per alcuni fortunato e per altri portatore di sfiga. Fare 13 (al Totocalcio), una volta era un segnale di ricchezza, mentre oggi quel Toto vale davvero poco. Meglio il 6 o il 5+1. Per quanto mi riguarda, io lo calcolo come un 1+3, che fa 4 e che, ai tempi del Collegio della Brigata Sassari, era il numero di Umberto, mio fratello. Il mio, invece, era il 5 o il 7: non lo ricordo più. Era i numeri della burocrazia collegiale, che servivano per incasellarci nel calderone degli orfani di guerra. I miei numeri preferiti, però, erano il 3 e il  9. Perché?  Semplice: 3x3 fa 9. E che significa? Chi lo sa? Problemi di cabala, immagino.
Che c’entra tutto questo con Mister Parkinson? Assolutamente niente. Si tratta di pura e semplice scaramanzia.
Però, a pensarci bene, anche la scaramanzia può a volte essere confusa con la ricerca di consapevolezza, intesa come forma “energetica” di auto convincimento, nel senso di autostima, eccetera eccetera.. Il che potrebbe avere un senso estremamente positivo, se inteso come accettazione; oppure decisamente ambiguo, se utilizzato come cura esclusiva.  Ad esempio, nel mondo delle pubblicazioni mediche - di cui ho già parlato in una puntata precedente e di cui sono pieni alcuni scaffali della Libreria “Nemo” di mio figlio Enzo Paolo -  ci sono parecchi volumi, richiestissimi, di cure “fai da te”, quasi tutte incentrate su temi di approccio alla malattia di tipo “spirituale”, utilizzando le teorie orientali dello Yoga o simili, come il “Mantra”, che significa “Libera-Mente”. E cioè “liberare la mente dai pensieri”, che è un po’ un controsenso, come rivela una mia vecchia poesia per bambini, che dice:
Contro la paura dei propri pensieri
C’è chi pensa, pensate,// che i propri pensieri pensati // se ne volino via // come cervelli svuotati // da una brutta magia. // Ma è vero o non è vero // che pensare di non pensare //
è già un vero pensiero? // Pensare di non pensare // è dunque una follia, // I propri pensiero pensati // nessuno li porta via.

Niente da dire, ovviamente, contro questo tipo di approccio curativo di auto convincimento, che determina ottimismo e voglia di affrontare con determinazione i propri malanni, senza lasciarsi andare allo scoramento e alla sfiducia in se stessi, oltre che nella  medicina ufficiale (che spesso  funziona anch’essa da toccasana: il che equivale al “mantra”). Però, qualche volta, il dubbio ti assale. Come nel caso di un volumetto recente, d’impostazione auto curante e orientaleggiante (di cui, però, non farò nomi né titolo, per ovvie ragioni di privacy).
In questo libro sono riportate ben oltre 80 malattie, dall’Aids al Varicocele,  tutte curabili con un sistema di autocontrollo energetico che lascia perplessi.
Nel caso di Mister Parkinson, ad esempio, si parla di <<Patologia cronica e degenerativa del sistema nervoso... determinata  da un conflitto irrisolto con l’autorità e con chi la rappresenta...(Ma non era la dopamina?)... Il conflitto con l’autorità può risalire a un rapporto non risolto con il padre o con chi rappresenta l’autorità nella vita della persona... >>. Pertanto: <<chi ha il Morbo di Parkinson... deve rinunciare alla  corazza che si è creata  e che le conferisce rigidità...; deve riaprire la comunicazione  con il padre ( o ripristinare il rapporto con l’autorità, o sentirsi amato da Dio)... riconnettendosi  con l’energia che prima rifiutava>>.
Dunque, nel mio caso, la faccenda sarebbe molto più grave di quanto pensassi. Perché a 72 anni è difficile trovare un padre disconnesso ma disposto a perdonare qualche mia malefatta che risalirebbe a prima del 1944, anno in cui lui morì ed  io avevo solo 5 anni. E’ vero: nella mia logica infantile di allora, lui era mio coetaneo, ma non ricordo affatto alcun motivo di conflittualità tra me  e lui. A meno che non abbia scaricato contro di me, dall’al di là, una vecchia diatriba con mia madre, dovuta al fatto che, ai tempi del Fascio, il 21 di aprile, lui faceva esporre alla finestra la bandiera italiana, dono ufficiale del Partito, e lei, mia madre, a mezzanotte in punto tirava giù la bandiera e, con forbici e aghi in mano,  creava camicette, gilet e mutandine per tutti noi... Ma io che c’entravo? Quelle mutandine rosse bianche e verdi, in “lanitalia” grezza, mi facevano grattare le... cosce mattina  e sera.  
In assenza del padre, rimane l’altra Autorità da gratificare. Chi era? Mia madre? Morta... Zia Francesca? Morta... I mie fratelli più grandi? Tutti defunti. E’ rimasta solo Uccia, mia sorella, anche lei con i suoi  problemi di anzianità, con cui non mi risulta nessun conflitto in atto né retrodatato. Chiederò notizie ai due suoi figli: Antonio e Andrea, ma dubito che abbiano mai sospettato niente di strano nei mie confronti. Dunque, adesso, per battere Mister Parkinson e mandarlo a quel paese, non rimane che farmi  amare da Dio. Ma Lui vive troppo in alto e io non ci arrivo. Qualcuno ha un Mantra da prestarmi?
E mentre il mantra trama nel tremulo mistero del ministro Tremonti, io tremo e  tracimo verso il tramonto dei misteriosi sentieri della mia trepida mente.
A videzzi sani e Buona Pasqua a tutti!!!

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