domenica 19 dicembre 2010

MISTER PARKINSON 3

MISTER PARKINSON 3
3^ puntata

Sabato sera, 18 dicembre, a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio su Rai 3,   ho rivisto con immenso piacere la mitica Franca Valeri, attrice satirica inimitabile, da sempre padrona  assoluta del palcoscenico, grazie anche ad uno scanzonato sorriso beffardo, che solo oggi, a novant’anni  suonati, accentua un forte tremolio laterale destro di vecchia data, di cui lei non sente affatto il bisogno di parlare. Ha  invece parlato di sé, del suo lavoro teatrale mai accantonato, dei suoi trascorsi televisivi dai primi anni Cinquanta ad oggi, con la solita leggerezza  e la vis comica di sempre. La voce, a tratti spezzata  dal fiato diventato corto, era come il vuoto sonoro d’un antico grammofono che si riappropria decisamente del suo respiro con l’autorevolezza di chi sa da sempre incantare.  
Il suo ormai vecchio  amico segreto Mr Parkinson, accantonato dietro le quinte,  mostrava sicuramente il broncio.
Quando una persona di quella tempra si fa carico con il sorriso, per decenni, di un problema che è il triplo del tuo, tu che fai? continui a lamentati?  Ma vaff...
Del resto, come fai ad accalorarti per un alter ego balordo, che fa scrivere sul suo foglietto informativo medicamentoso avvertimenti di questo genere:
Prima di iniziare a prendere il ***, il medico deve sapere:
° se è in gravidanza o pensa di esserlo; - ° se sta allattando al seno; - ° se ha meno di 18 anni di età;  -° se ha un grave problema di salute mentale”...
Come faccio a chiedere al mio medico, che è maschio adulto e sposato con figli, se li sta ancora allattando al seno? E se sì, come valuterebbe il suo “stato di salute mentale”?
In compenso, però, ecco un altro duplice avvertimento che suscita invece un particolarissimo interesse:
Se lei (nel prendere il farmaco) ha avuto esperienze di qualsiasi stimolo e/o comportamento non usuale (quali gioco d’azzardo eccessivo o comportamento sessuale eccessivo), avverta il suo medico”.
Riguardo al primo punto, e cioè lo stimolo al gioco d’azzardo, confesserò che da ragazzo, quando frequentavo l’azione cattolica di fronte a casa mia, nel “patio” di Vicolo delle Campane di San Donato, mi lasciai trascinare follemente dal Calciobalilla, pur non essendo particolarmente bravo, tanto da rimetterci, a volte, anche 10 lire a serata. Fu proprio a causa di questo viziaccio che l’allora vice parroco della chiesa di San Donato, don Gavino, mi dimise da chierichetto. Oggi gioco la  stessa schedina all’Enalotto tutte settimane da almeno un anno, cioè da quando vinsi un tre da euro 21,15, ma ancora non prendevo il farmaco incriminato. E soprattutto non conoscevo la sindrome dell’amico immaginario scommettitore.
Invece, per quanto riguarda il “comportamento sessuale eccessivo”, dovuto presumibilmente  all’uso smodato del farmaco in questione, lo sto monitorando con estrema attenzione. Che significa comportamento sessuale eccessivo? Che potrei esagerare con gli sguardi languidi, mentre mi spoglio per andare a letto? Oppure che prima o poi mi esibirò in strane danze lascive, mentre lei prepara la colazione? A parte il fatto che, da una vita ormai, sono io a preparare la colazione, dopo averla svegliata con una tazza gigante di caffè, non vedo il motivo per cui quel “bugiardino” s’impicci nella nostra intimità. Sono cavoli nostri!
Tuttavia, ripensandoci un poco, forse anche in questo campo, il mio alter ego immaginario potrebbe avere in qualche modo influenzato il nostro rapporto  fin dagli esordi.  
Quando m’innamorai di Iole, a poco più di vent’anni, non sapevamo niente di sesso e roba simile. La scuola non ne parlava, per la famiglia era un tabù e perfino i programmi della Tv, che era nata da poco, evitavano accuratamente di parlare di queste cose. Anche se, in verità,  le lunghe gambe seminude con cui le gemelle americane Kessler traversarono “ciuccio l’Ilinois per venire in Italì” facevano insospettire i giovanotti come noi, mentre i benpensanti e i prelati con l’Alzehimer incorporato facevano di tutto per nascondere chissà quali misteriosi segreti.
La prima volta che riuscimmo a sgattaiolare dalla piazza Stazione, dove lei  abitava e dove a noi due era d’obbligo passeggiare, sotto il controllo di Cristina, la sorella più piccola di Iole, che ci scrutava dal terrazzo del terzo piano senza mai stancarsi (anche perché era paraplegica fin da bambina e stava seduta in carrozzina), fu quando finalmente la convincemmo di chiudere prima un occhio e poi tutti e due, dopo di che, noi  filammo velocemente verso i giardini pubblici, dove trovammo una bella panchina solitaria sistemata sotto un platano.
Per circa un’oretta parlammo del più e del meno. Poi, nel silenzio, incominciammo il primo, cauto approccio. Che per me fu disastroso, perché, non sapendo che fare, entrai in paranoia e incominciai a tremare come una foglia. Iole, dal canto suo, da buona futura moglie responsabile, m’incoraggiò a calmarmi. E poi, quando finalmente riuscii anch’io a controllare quel possibile antenato stronzo di Mr Parkinson, che forse stava già in embrione dentro di me, ecco arrivare due poliziotti della Buon Costume.
“Beh, che famo qui?” – “ Nun va detto quarcuno che ai giardini pubblici nun se pò pomicià?”
Avevano fatto entrambi il militare a Frascati ed erano diventati Continentali.
Ce la filammo zitti zitti e andammo a recuperare altrove l’approccio perduto.  
Proprio quella sera  (o qualche giorno più in là) ripartiva la serie televisiva “La regina e io”, dove Franca Valeri rilanciò il personaggio radiofonico della “Sora Cecioni”, popolana snob con i bigodini e qualche piccolo tic espressivo, perennemente al telefono con sua madre. 

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