lunedì 30 aprile 2012


STIMOLAZIONE PERIFERICA MECCANICA PLANTARE


MILANO - Al XII Congresso Nazionale di Parkinson Italia appena concluso a Verbania è stato presentato dalla dottoressa Franca Barbic dell’Istituto Humanitas un rivoluzionario approccio terapeutico per i pazienti affetti da malattia di Parkinson. Tramite una stimolazione meccanica della durata di 6 secondi che si ripete in modo sequenziale per 4 volte effettuata con un dinamometro a punta smussa sull’alluce e sulla prima giunzione metatarsale della pianta del piede migliorano i disturbi del cammino e la postura dei pazienti. La nuova tecnica si chiama FMS, acronimo di Foot Mechanical Stimulation, cioè stimolazione meccanica plantare
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E’ straordinario constatare come, per un malanno che viene curato da quasi due secoli, sia possibile solo oggi facilitare la deambulazione con una semplice “stimolazione meccanica” (una puntura? una piccola scossa?) di  appena 6 secondi sotto l’alluce d’un piede parkinsoniano. A saperlo prima, il mio neurologo si sarebbe già munito da tempo di un buon”dinamometro a punta smussa”, ammesso che anche lui sappia che cosa significa.... Cerchiamo su Internet.
1°“Dinamometro sollevatore di pesi”: non c’interessa – 2°:Macchina di prove di frizione su bulloni”: idem. – 3° “Dinamometro meccanico economico a cilindro, con gancio”: costa poco ma non sai a cosa serve .- 4° “Dinamometro dinamico portatile a punta smussa, euro 196,58”: troppo caro!- 5°”Questo tipo di file può danneggiare il computer”: oh, catz, chiudi subito!!  
Insomma, non è facile documentarsi su uno strumento nato probabilmente per montacarichi e poi utilizzato in ortopedia. Per fortuna, su Google è già possibile rintracciare l’articolo di Cesare Pecariti sul Corriere, che offre comunque speranze future, da metabolizzare bene quando il passo sarà davvero moscio e “inciampevole”. Allo stato attuale, almeno per me, appare ancora utile il “Passo del marciatore” (non del “maratoneta”, come scrissi erroneamente in una delle mie puntate più lette): che consiste nello “scagliare” davanti a sé stinchi e polpacci delle due gambe con determinazione, facendo leva sulle ginocchia per non trascinare i piedi.
Un altro aspetto piuttosto interessante dell’articolo in questione è quello relativo all’ipotesi che la nicotina delle sigarette contenga una sostanza che sostituirebbe la dopamina o, meglio, la “levodopa”, che è una dopamina sintetica, utilizzata per sopperire alla carenza di dopamina naturale. Tuttavia:
“Il tallone d’achille della levodopa” scrive ancora il Corriere, “ è il mancato controllo dei disturbi del cammino e dell’instabilità posturale che si osservano soprattutto nei parkinsoniani anziani o nelle forme più gravi... La levodopa qui  non ha effetto perché queste cellule non usano la dopamina, ma un altro neurotrasmettitore: l’aceticolina. Ciò spiegherebbe le ipotesi che vedono nell’abitudine al fumo un effetto nei confronti del parkinson: la nicotina è infatti notoriamente in grado di agire sui recettori neuronali dell’acetilcolina”...
Se questo non è un invito a riprendere a fumare, che altro sarebbe? Ma io ho smesso di fumare  una trentina d’anni fa, dopo un’operazione antitumorale dovuta, secondo i medici,  proprio all’abuso di nicotina. Anche se poi, in verità, il problema si è riproposto trent’anni dopo senza neppure aver odorato il fumo di una sola sigaretta.. Insomma, che devo fare ora? Mi riattacco alle malboro per non strascicare i piedi, come fa John Wayne quando spara ai banditi col mezzo sigaro in bocca? Penso proprio di no: meglio il passo del marciatore! L’ho risperimentato l’altra sera, nelle breve salita che conduce alla studio del mio neurologo. Le scarpe leggere di questa umida primavera hanno facilitato il passo slanciato, quasi militaresco, con cui generalmente reagisco alla spinta dei passetti da inciampo, strascicati e confusi, tipici di Mister Park. Però non avevo ancora letto il pezzo del Corriere, perciò non ho potuto discuterne col mio dottore, che in genere appare sempre “possibilista” con le nuove frontiere antiparkinsoniste, ma con qualche dubbioso scetticismo, sia pure espresso con discrezione.  Così mi sono ripromesso di appuntarmi un bel “Dinamometro a punta smussa” nel mio taccuino e di riparlarne con lui tra due mesi. Nel frattempo, sembra che il mio organismo risponda ancora bene alle sette pastiglie giornaliere di Ropiniorolo, perciò non è ancora tempo di dinamometri.
Ma, a proposito di sigarette e nicotina, è proprio dei giorni scorsi la notizia che finalmente anche il Paese del tabaccai incalliti,  e cioè gli Stati Uniti d’’America,  ha deciso di dare un taglio al monopolio dei produttori di tabacco, imponendo anche lassù l’inclusione di un monito terroristico sui pacchetti di sigarette, con frasi del tipo : “Il  fumo uccide e le nonne sopravvivono ”; “IL  cancro è nascosto in una di queste sigarette, ma tu non sai quale”, e così via smalocchiando.  Ma anche da noi non si scherza. L’ultimo slogan antifumo, dal significato ambiguo, l’ho letto nel pacchetto di sigarette di un’anziana fumatrice irriducibile: “FUMARE IN GRAVIDANZA FA MALE AL BAMBINO”. Ma come, dico io:  hai un bambino gravido e gli compri anche le sigarette?! In che mondo viviamo, porca vacca!!!

P.S. Breve annotazione politica, per gli amici sardi.
Al prossimo referendum abrogativo, io voterò SI’ all’abrogazione delle nuove  province sarde, ma solo per ragioni di opportunità economica (anche se la provincia di Gallura la salverei). Voterò invece un NO deciso alla soppressione delle Province storiche perché ritengo questa iniziativa referendaria del tutto inutile e strumentale, Non dimentichiamoci che le province rappresentano un’istituzione tra le più antiche della nostra Storia, dai tempi dell’antica Roma agli esordi del Regno d’Italia; ma soprattutto si tratta  di un organismo prevalentemente amministrativo, indispensabile a tenere sotto controllo i campanilismi comunali in relazione all’organizzazione del territorio. E c’è anche, secondo me, una motivazione di natura politica e sociale da non sottovalutare. Basta dare un’occhiata ai parlamentari  statali e agli onorevoli regionali degli ultimi vent’anni per capire che la cosiddetta “Casta” non è formata solo da politici consolidati,ma soprattutto da personaggi che dominano l’economia italiana in tutti i settori, soprattutto quelli bancari. Con tutto il rispetto per l’accademico Monti, l’intero suo staff è  strettamente collegato al settore finanziario e ciascuno di essi può mostrare con orgogliosa saccenteria cartelle di redditi milionarie. Ma anche con Berlusocni non si scherzava (a parte le serate con le burlesque in famiglia), Attualmente soltanto le Province, oltre ai Comuni,  possono ancora essere governate da consiglieri provenienti dal proletariato e dalla cosiddetta classe  media, perché si tratta di gente  normale che vuol essere utile alla comunità e che, nel contempo, vuole imparare a conoscere i tempi e le regole della politica vera. Sono troppi anche loro? Bene: dimezziamoli. Ma non lasciamo che il potere economico travestito da politica si appropri anche degli spiccioli delle nostre piccole comunità.